
Il Quarantotto nelle Calabrie
É apparso il volume 79 della collana delle «Monografie»:
Antonio Buttiglione, ‘Provincia ribelle’. Radicali, movimenti popolari e beni comuni nell’Italia meridionale dell’Ottocento, 2023, pp. xx-348. [isbn 978-88-15-38374-7]. € 38,00.
Introduzione – Il prologo. Celebrazioni e speranze di riforma. Il viaggio di Ferdinando II nelle Calabrie del 1833 – Il movimento politico di opposizione alla monarchia (1820-47) – Il movimento popolare di ‘revindica’ dei beni comuni (1820-47) – Politica rurale. Radicalizzaione e controllo locale (gennaio-maggio 1848) – «Nuovi diritti» e «antichi privilegi»: il movimento ‘comunista’ – L’intermezzo. La ‘cospirazione delle province’ e le ‘barricate’ di Napoli del 15 maggio 1848 – La rivoluzione e i comitati di salute pubblica (maggio-giugno 1848) – Dal locale al contesto europeo: il climax rivoluzionario (giugno-luglio 1848) – L’epilogo. Vent’anni dopo: il viaggio del re nel 1852 nella ‘provincia ribelle’ – Conclusioni.
Nel Quarantotto le Calabrie furono il teatro di una rivoluzione radicale, sociale e tendenzialmente repubblicana. Nelle principali città si formarono dei comitati di salute pubblica, che presero il potere e proclamarono il 2 giugno 1848 la decadenza della monarchia dei Borbone e la sovranità del popolo. Nei centri rurali, fin nei più piccoli paesini, migliaia di uomini – piccoli proprietari, sacerdoti, professionisti, artigiani, contadini e braccianti – fecero il loro ingresso sulla scena politica e difesero per ben un mese la rivoluzione contro l’esercito del re. Dagli anni Venti del XIX secolo al 1848, il movimento politico radicale e il movimento popolare per il recupero dei beni comuni – terre, foreste, pascoli e acque pubbliche – occupati dai privati e alienati dallo Stato, diedero vita a dei gruppi di azione collettiva per i commons. Radicali e popolazioni lottarono contro lo Stato e i ‘notabili’ usurpatori per l’autonomia democratica dei municipi, la gestione collettiva delle risorse comuni e la ridefinizione in senso repubblicano e federale dello Stato, proiettandosi oltre la dimensione comunitaria, nel contesto rivoluzionario italiano ed europeo. L’emergere di una ‘politica rurale’ evidenzia le continue dinamiche di tipo orizzontale tra una politica ‘alta’, borghese, e le sollecitazioni provenienti ‘dal basso’. Il caso calabrese si può considerare uno dei modelli della politicizzazione rurale, simile ad altre aree europee, come il Midi francese, la Renania e il Baden in Germania. Peculiare nel panorama italiano, ma integrato all’interno del lungo Quarantotto europeo.
Antonio Buttiglione (Rende, 1988), dottore di ricerca in Scienze storiche e dei beni culturali presso l’Università della Tuscia, é stato borsista presso l’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, l’Università di Pisa, in collaborazione con la Domus mazziniana e presso il Politecnico di Milano. Le sue ricerche riguardano la politicizzazione delle aree rurali, i movimenti popolari e il rapporto tra politica e beni comuni, le forme politiche e cospirative della borghesia liberale e radicale in Italia meridionale, tra il Decennio francese e la Rivoluzione del 1848.
afica: Alberto Bernini